Superficie complessiva di ca. 6 ha di cui quattro coltivati a vigneto. Una parte del podere è di proprietà della famiglia da epoche remote (quattro generazioni) e coltivato a vigneto certamente almeno dal ’700. Un’altra porzione adiacente alla prima fu acquistata più di recente alla fine degli anni ’60 del 900 da Giuseppe, padre di Nicola, l’attuale titolare. V’è insediato il centro aziendale, un piccolo borgo antico nel quale sono state ricavate le cantine e gli uffici.
Il terreno è quello tipico del Collio. Il versante è esposto a Sud-Ovest, ed è piuttosto caldo. Molto adatto alla coltivazione dei rossi e dei bianchi autoctoni dei quali esalta la finezza (Tocai, Malvasia). I vini qui ottenuti sono dotati di spiccata eleganza e complessità. Vi sono il “cru” di tocai “Ronco della Chiesa” e il vigneto del “Rosso della Centa”, oltre alla quasi totalità delle vigne di malvasia. Fra la ripida collina di San Giorgio ove è sito il Rosso della Centa e l’inizio del Monte Quarin ove giace il Ronco della Chiesa, s’incunea un terreno di forma triangolare cinto da un alto muro di pietra merlato ove è situato l’antico vigneto di malvasia da cui si ottiene la selezione Italo & Bruno, denominata così dal nome dei due fratelli, i vecchi proprietari. Dal podere sono stati eliminati chardonnay e sauvignon, adatti a esposizioni più fresche e, più di recente, il cabernet sauvignon, che prediligendo terreni sciolti, è meno adatto alle argille del Collio rispetto al merlot.
Un discorso a parte va fatto per il del Ronco della Chiesa. L’attuale vigneto fu piantato alla fine degli anni ’50 del secolo scorso. Dissodato e terrazzato a mano con la vanga conserva la stratigrafia sottostante intatta. Il versante, molto ripido, coltivato a girappoggio, fu rimodellato con piccole terrazze secondo l’uso antico, piantando la vite sul ciglio. In tali condizioni la vite può beneficiare al massimo del felice terroir del Collio in quanto è messa in condizione di raggiungere facilmente la roccia madre col fine di far penetrare le radici fra le discontinuità della “ponca” ove può trovare anche nei periodi più siccitosi l’acqua e i sali necessari.